Domande frequenti

La Soia

Sebbene i prodotti a base di soia non innalzino i trigliceridi, in quanto sono a basso contenuto in grassi, la loro azione diretta sui trigliceridi, nei termini di una loro riduzione nel sangue, è trascurabile.

Ci sono degli studi che hanno dimostrato come, nel paziente iperteso, un’alimentazione povera in grassi e in sale e che contempli anche una certa quota di cibi a base di soia, possa ridurre i valori di pressione arteriosa di 2-5 mmHg. Questa riduzione è apparentemente minima ma, invece, è in grado di abbassare il rischio di infarto del 7% e il rischio di ictus cerebrale del 10%. Pertanto, rimpiazzare i cibi ricchi in grassi saturi e colesterolo e/o salati con prodotti più salutari, può avere un’importante e ben documentata ricaduta favorevole sull’ipertensione arteriosa e, quindi, sul rischio cardiovascolare.

Il diabete è un importante fattore di rischio cardiovascolare ma che può essere prevenuto e curato con un adeguato intervento nutrizionale e una giusta attività fisica. Tra le misure dietetiche che vanno adottate, è fondamentale, oltre alla sempre auspicabile riduzione dell’apporto di grassi saturi, aumentare il consumo di cereali, di pesce, di legumi (sia di quelli “classici” che dei cibi a base di soia), di verdura, di frutta fresca (e anche di quella secca, ma con moderazione nelle quantità per l’alto apporto calorico che la caratterizza) e di usare come condimento gli oli ad alto contenuto in acidi grassi monoinsaturi (come l’olio extravergine di oliva) e polinsaturi con rapporto ottimale omega 6-omega 3 (come l’olio di soia). Il beneficio che deriva da questa alimentazione, che a ben ragione possiamo definire corretta e salutistica, può essere rapportato anche al basso indice glicemico dei carboidrati presenti nei cibi ad alto contenuto in fibre, come i cereali integrali, i legumi e con essi la soia, le verdure e la frutta fresca. Le fibre, tra l’altro, favoriscono anche il senso di sazietà e presentano un ridotto apporto calorico, per cui appaiono fondamentali nel trattamento non farmacologico non solo del diabete, ma anche dell’obesità.

Il beneficio prodotto dalla soia sul rischio cardiovascolare può essere rapportato in modo preminente all’azione riducente il valore del colesterolo nel sangue, ma va ricordato che l’uso della soia ha altri vantaggi: nel paziente diabetico, oltre a concorrere al su citato controllo del colesterolo, può avere un beneficio indiretto in relazione al basso indice glicemico dei carboidrati presenti nella soia; nel paziente in sovrappeso od obeso, la soia favorisce il senso di sazietà e presenta un ridotto apporto calorico; nel paziente iperteso, può ridurre i valori di pressione arteriosa. Pertanto, sostituire i cibi ricchi in grassi saturi e colesterolo o con alto indice glicemico o ad alto contenuto in sale con i prodotti a base di soia, può avere un’importante ricaduta favorevole sul rischio cardiovascolare. Chiaramente la soia, come qualsiasi altro alimento utilizzato per migliorare e rendere più salutari le abitudini alimentari, va inserita nel contesto di una alimentazione complessivamente corretta.

Una dieta ricca di proteine animali (presenti nelle carni, ma anche nei formaggi), acidificando il sangue, favorisce la mobilizzazione del calcio delle ossa che viene utilizzato come tampone. Al contrario, gli alimenti a base di prodotti vegetali (cereali, legumi tra cui la soia, frutta e verdura) sono alcalinizzanti. Inoltre, alcuni di essi, come i fagioli, il latte di soia, gli yogurt di soia, il tofu oltre a presentare un buon contenuto in proteine in grado di sostituire alimenti proteici più ricchi in grassi e colesterolo, contengono una buona quantità di calcio, sia direttamente o perché in essi addizionato, fondamentale per mantenere in equilibrio il bilancio calcico. Un componente della soia, tra l’altro, gli isoflavoni, ha dimostrato di ridurre la perdita di tessuto osseo nelle donne nella prima post-menopausa.

In letteratura sono riportate segnalazioni su possibili interferenze della soia sulla funzione della tiroide, da riferire al suo contenuto di isoflavoni. Queste preoccupazioni si basano su ricerche in vitro, studi sull’animale e report di casi di gozzo in lattanti nutriti con formulazioni per l’infanzia a base di soia non addizionate con iodio. Ciò ha portato ad approfondire l’argomento con studi ad hoc che sono concordi nell’escludere che la soia possa esercitare effetti negativi sulla funzionalità tiroidea in soggetti con la giusta disponibilità di iodio nella dieta. In effetti, il problema, nasce dalla carenza di iodio, possibile soprattutto nelle zone collinari e montane a distanza dal mare. In tali casi, potrebbe essere utile usare del semplice sale iodato.
La soia può causare allergie?
Gli allergeni alimentari più comuni fra i bambini sono il latte (2,5% dei bambini) e le uova (1,3%) e negli adulti i crostacei, le arachidi, la frutta secca in guscio e il pesce. L’allergia alla soia è meno comune (0,5% dei bambini) e i suoi sintomi sono spesso più lievi. Inoltre, entro i primi 10 anni di vita, circa il 70 % dei bambini supera l’allergia alla soia. Tra l’altro, la soia costituisce un’ottima alternativa per i bambini allergici al latte vaccino.

Le formulazioni per l’infanzia a base di soia sono utilizzate nei paesi occidentali da circa 100 anni per nutrire, oltre che lattanti figli di vegetariani, anche lattanti affetti da intolleranza al lattosio, galattosemia e allergia al latte vaccino IgE-mediata. Importante il dato che nasce dall’evidenza, sia di studi su popolazione (basti pensare ai bambini asiatici, grandi consumatori di soia) che clinici, che queste formulazioni non causano effetti negativi su crescita, sviluppo e funzione riproduttiva e che, pertanto, non sono presenti differenze nello sviluppo fisico e mentale dei bambini alimentati con prodotti a base di soia.

Alcuni batteri presenti negli yogurt si dimostrano in grado di svolgere funzioni benefiche per l’organismo attraverso il riequilibrio di quei batteri normalmente presenti nell’intestino, che costituiscono la cosiddetta flora intestinale. Per tale motivo vengono denominati probiotici. Infatti, oltre a regolarizzare le funzioni intestinali, agendo sul sistema immunitario intestinale, ne aumentano il numero di cellule che producono anticorpi e, quindi, rinforzano le nostre difese immunitarie. Ma interessante appare anche il risultato dell'interazione tra flora batterica del colon e fibra alimentare, le cui principali fonti alimentari sono i cereali, i legumi (e con essi la soia) e la frutta. E’ noto che la fibra esercita importanti effetti funzionali e metabolici in quanto migliora la motilità intestinale e i disturbi ad essa associati (stipsi, diverticolosi), riduce il rischio dei tumore intestinali (grazie alla diluizione delle sostanze cancerogene e alla riduzione del loro tempo di contatto con la mucosa), riduce il peso corporeo (grazie al maggior senso di sazietà associato al consumo di cibi più voluminosi e alla minore densità energetica), migliora il controllo del diabete (in quanto riduce l’indice glicemico degli alimenti) e dell’ipercolesterolemia (grazie alla riduzione dell’assorbimento del colesterolo alimentare). Ma le fibre rappresentano anche una fonte di nutrimento per i probiotici, per cui ne stimolano la crescita e ne prolungano l’attività intestinale. Quindi, l’associazione probiotici-fibre presente in alcuni yogurt, appare molto benefica non solo per l’intestino, ma per tutto il nostro organismo.

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