Cece

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Fonte: Articolo pubblicato da Valsoia
Proprietà nutrizionali:

Particolarmente ricchi di carboidrati (circa il 55%) e proteine (che ammontano mediamente ad un 20%) i ceci sono un alimento altamente energetico. Rispetto agli altri legumi hanno un contenuto in grassi leggermente più elevato (intorno al 6%). Questa caratteristica conferisce loro una consistenza più morbida e li rende più gustosi, anche se di difficile digestione.

Consigli:

Il cece non si consuma fresco, ossia appena colto, ma sempre seccato. Va quindi tenuto in ammollo per circa 8 ore e successivamente lessato, qualsiasi uso se ne voglia fare: zuppa, minestra, contorno o purè. Durante l'ammollatura il cece assorbe acqua e raddoppia praticamente di peso: così 100 g di ceci secchi corrispondono a 200 g di ceci ammollati. Inoltre, nelle ore passate nell'acqua avvengono innumerevoli trasformazioni: le sostanze indesiderabili si riducono; le vitamine, prodotte dalla piantina che incomincia a svilupparsi dalle riserve del seme, aumentano; le proteine cominciano a modificarsi, risultando, poi, più digeribili. Una volta ammollati, i ceci vanno cotti a fuoco basso, in una quantità d'acqua che basti a coprirli di due dita. L'acqua deve essere aromatizzata con erbe come salvia, rosmarino, sedano e alloro. Per rendere più vellutata la superficie del cece, è consigliabile aggiungere un po' d'olio o un pezzo di pancetta. Il tempo di cottura è variabile, ma mai inferiore alle 3 ore. In ogni caso è sconsigliabile ricorrere, sia in fase di ammollo che di cottura, al sistema di aggiungere all'acqua un po' di bicarbonato: rende le vitamine più instabili al calore, inoltre il gusto del cece ne risulterebbe alterato. E' invece utilizzabile, con buoni risultati, la pentola a pressione.

Varietà:

Ne esistono principalmente due varietà: una mediterranea più grande e tendente al giallo, ed una orientale, più piccola e rossastra.

Storia:

La pianta del cece proviene dall'Oriente ed è coltivata da tempo immemore in tutti i paesi del bacino mediterraneo . Gli antichi Romani li conoscevano bene: come altri legumi furono usati per dare un nome ad alcune famiglie (Lentuli, Pisoni, da “lenticchie”, “piselli”), anche i ceci (ciceri) contribuirono a dare il nome al celebre oratore Cicerone, per via del neo che aveva sul naso.
 Il cece è anche legato a un episodio sanguinoso avvenuto durante i Vespri siciliani: la rivolta di Palermo del 1282, che vide la fine del dominio angioino in Sicilia, consacrò per breve tempo la parola ciceri (ceci) come discriminante tra la vita e la morte. I francesi, infatti, erano incapaci di pronunciarla senza accentare la i finale e i siciliani, ansiosi di sterminarli, costringevano le persone sospettate di essere francesi travestiti a pronunciarla: chi diceva “cicerì” veniva subito ucciso.

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